“Non un funerale, ma una festa: così avrebbe voluto mio papà”.
La figlia Cristina apre la commemorazione funebre in ricordo di Remo Marchezzolo.
Eppure si fa fatica a trattenere le lacrime quando i nipotini Leonardo ed Ettore urlano verso il cielo “Ciao, nonno Remo”.
Gabriele é ancora troppo piccolo e sta in braccio a papà Filippo. Anche il sole prova a riscaldare i cuori affranti nel campo di via Gagliardotti, quello vicino a casa, dove si gioca l’ultima partita.
La commozione é palpabile nei tanti che hanno voluto rendere omaggio all’uomo dai cartellini verdi, al professore sempre con il sorriso, che piaceva agli studenti e ai docenti.
“Resterai sempre il nostro collega di livello europeo” é il saluto che arriva dal liceo Quadri parafrasando una delle sue celebri frasi come quella con cui il sabato salutava gli altri professori: “Siete così bravi che il preside vi ha concesso un giorno di riposo!”.
E spesso aggiungeva: “Troppo facile ottenere risultati dai ragazzi più dotati”.
Per il prof. Remo, invece, erano tutti meritevoli e, come aggiunge Sergio Ceroni, legato da 58 anni di amicizia vera, era importante consolare dicendo che non bisognava piangere per una sconfitta.
Il gioco e il divertimento venivano prima di tutto e lo testimonia una delle nipoti più grandi: “Siamo onorati di essere cresciuti con te”.
C’è l’omaggio del Comitato regionale veneto con il presidente Giuseppe Ruzza e il vice Patrick Pitton che depongono sulla bara una maglia azzurra della nazionale e davanti un pallone.
Massimo Gastaldello, Valter Bedin e Claudio Conte ripercorrono altri momenti dei tanti anni vissuti assieme condividendo la passione per il calcio e per i giovani.
“Un pezzo del mio cuore se ne va con te – il saluto di Bedin – Remo sei stato un uomo di livello più che europeo: mondiale, anzi universale”.
Ci sono poi le famiglie amiche da una vita. La signora Corà, donna Elena come veniva affettuosamente chiamata, si chiede: “Come faremo senza Remo? Eppure lui ci risponderebbe: Non fermatevi a piangere perchè la mia anima é più viva che mai”.
E ancora la signora Paola Onofri che ricorda gli anni vissuti assieme a Tavernelle.
Arriva infine il grazie del figlio Filippo, che rivive i momenti condivisi con un papà davvero speciale.
Preferisce non prendere la parola il sindaco di Vicenza Francesco Rucco, allievo del professor Remo che un giorno, scherzando, aveva ricordato la non grandissima propensione sportiva dell’attuale primo cittadino.
Ci sono l’assessore allo sport Matteo Celebron, la senatrice Daniela Sbrollini, il vice presente della Federtennis Gianni Milan, ma l’elenco sarebbe troppo lungo per citare tutti.
Ci sono anche tanti bambini che restano buoni come fossero stati ammaliati ancora una volta dalla “magia” dei giochi di Remo, tra cui quello più conosciuto con i gusci delle noci.
I tanti “talenti” di un uomo, che aveva nella fede uno dei suoi punti fermi: ogni domenica la santa messa in primo banco, pronto a rendersi disponibile in qualche servizio per la comunità.
E dalla lettera di San Paolo a Timoteo (“… ho terminato mia corsa, ora mi attende la corona di gloria”) e dal vangelo di Luca che ammonisce ad essere sempre pronti, con la cintura ai fianchi e le lampade accese, arriva il conforto delle scritture che sembrano attualizzarsi nella vita condotta da Remo: uomo, marito, padre, nonno, professore, uomo di sport.
O, forse, semplicemente Remo: il cartellino verde questa volta é tutto suo ed é un lasciapassare per i campi verdi del cielo.
A noi, però, mancherai: davvero tanto!