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19 Maggio 2024
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Auguri Mimmo!

Sono 55, cosa devo dire?”

A rispondere, dopo l’allenamento con il suo Chievo, è Mimmo Di Carlo, nato a Cassino il 23 marzo 1964, un passato da calciatore tra serie A, B e C indossando diverse maglie anche se quella che gli é restata cucita sulla pelle é quella biancorossa, con oltre 250 presenze e, soprattutto, la conquista della Coppa Italia 1996-97.

“A Vicenza sono legati i miei maggiori successi come giocatore – ricorda – la doppia promozione dalla C alla serie A, una storica Coppa Italia e la semifinale di Coppa delle Coppe persa con il Chelsea. Ricordi indelebili come le persone che in quegli anni hanno accompagnato la mia carriera di giocatore e il mio percorso di uomo. Tanti che sarebbero difficili da ricordare tutti, ma che porto nel cuore oggi come ieri.

E poi c’è la città, quella dove poi ho deciso di vivere e dove é nata la mia seconda figlia, Naomi. Una città il cui affetto é palpabile quando cammino per la strada, quando la gente mi ferma ancora per chiedermi una foto o un autografo. Un affetto sincero, fin da quando arrivai per la prima volta in una nebbiosa giornata di novembre in cui non si riuscivano neppure a vedere i nomi delle strade tanto che per tornare a casa ripercorsi almeno quattro o cinque volte la stessa via.,Un affetto che ho cercato di ricambiare correndo ad ogni partita provando a dare di tutto e anche di più perché questo é quello che mi chiedevano i tifosi e chi ogni domenica veniva allo stadio e ci stava vicino quando le cose andavano bene, ma anche nei momenti di difficoltà.

Vi racconto soltanto un episodio anche se potrebbero essercene molti altri. Il giorno della festa promozione per il ritorno in serie A io non potevo scendere in campo perché squalificato e non me ne facevo una ragione. Era il gran giorno, quello che aspettavamo da anni, da quando con Pieraldo Dalle Carbonare era partito quel progetto Vicenza, e io non potevo essere lì ad assaporarlo momento dopo momento. Così, discutendone a casa insieme con mia moglie Annamaria, intervenne mia suocera e disse: “Perché non ti travesti da… Gatto?”.

Il gatto di cui parlava era Gatton Gattoni e così feci: presi il suo posto ed entrai in campo regolarmente, ma invisibile a tutti. Alla fine mi tolsi la maschera e andai in curva con gli ultras!”.

Ancora auguri Mimmo!

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