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18 Giugno 2025
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A Terni si chiude ancora amaramente la stagione del LR Vicenza

(p.a.) Quando si fa il giornalista per lavoro, è risaputo che scrivere “a caldo” può condurre a essere sopraffatti dalle emozioni del momento: gioia, delusione e, in questo caso, soprattutto amarezza.
Per il secondo anno consecutivo, il Vicenza sfiora la promozione in serie B, che gli sfugge sul più bello, proprio quando sembrava ormai a portata di mano. Nella passata stagione, i biancorossi sono arrivati in finale con la Carrarese, questa volta, invece, si fermano in semifinale, dopo un campionato che li aveva visti protagonisti di un testa a testa con il Padova, completato da un sorpasso a tre giornate dalla fine, che sembrava preludere a una grande festa.
Tuttavia, non bisogna mai sottovalutare gli imprevisti o gli ostacoli, nella fattispecie la Virtus Verona. Da quella sconfitta in poi, il finale è cambiato: da lieto che sembrava, è diventato il più triste possibile.
I play-off si sono conclusi in semifinale contro una Ternana che, in virtù del doppio confronto, ha meritato il passaggio del turno. Al contrario, i berici, esattamente come dodici mesi fa, sono mancati nel momento decisivo. Già la gara di andata aveva suggerito preoccupanti analogie con quella contro la Carrarese: la squadra è apparsa abulica, incapace di costruire vere occasioni da gol, come dimostrato dall’0-0 finale.
A Terni, come era già accaduto a Carrara, la resa è arrivata con un gol subito in apertura di gara, poi raddoppiato nella ripresa. E a nulla è valsa la prodezza di Laezza, alla sua prima rete con la maglia biancorossa. Quando la fiammella della speranza sembrava riaccesa, è arrivato puntuale il k.o.

Tutto si riduce a una questione di cambi: Cianci entra e segna, mentre Sandon, che aveva sostituito Cuomo, perde l’uomo e consente il tris, che fa volare gli abruzzesi in finale contro il Pescara. La sintesi è tutta qui? Forse. Di certo, Stefano Vecchi ha la sua parte di responsabilità nel non trovare le giuste soluzioni per realizzare il grande sogno: formazione sbagliata all’andata e sostituzioni che non hanno avuto gli effetti sperati anche al ritorno.
Sarebbe ingeneroso attribuire tutte le colpe all’allenatore biancorosso? Forse. Tuttavia, è sempre il comandante che deve assumersi le responsabilità e dare conto di ciò che accade a bordo o, meglio, in campo. Di certo, anche i giocatori hanno avuto la loro parte di responsabilità, con due prestazioni che, salvo rare eccezioni, non possono dirsi all’altezza. Quando si lotta per un obiettivo importante, come una finale e una promozione, è necessario superare i propri limiti e dare quel qualcosa in più, anche quando sembra mancare.
Ma sarebbe riduttivo limitarsi all’aspetto fisico o, come hanno detto in molti, a considerare la squadra stanca. La differenza la fanno invece la testa e, soprattutto, la personalità. È difficile individuare un vero leader, almeno dall’esterno, in questo gruppo, in cui salveremmo tra i pochi capitan Costa e Leverbe. È inutile accanirsi su elementi come Della Morte, che avrebbe dovuto essere l’arma in più. Il peccato forse ha radici più profonde, quando sono state rifiutate le offerte di mercato, perché, come diceva l’ex presidente Giussy Farina, “un giocatore va venduto quando te lo chiedono”. Filosofia spiccia che, però ha molto del concreto.

Sarebbe comunque sbagliato fare processi sommari, anche se due promozioni sfuggite consecutivamente lasciano più che l’amaro in bocca. Sicuramente ai tifosi, presenti in massa anche a Terni, ma anche alla società che ha investito ingenti risorse economiche per risalire in B.

E qui forse bisognerebbe fermarsi per non lasciarsi sopraffare, di nuovo, dalle emozioni e dalla delusione. A mente fredda, tra qualche giorno, si cercherà di ripartire anche se non sappiamo ancora come. Ci auguriamo per riprovare ad essere protagonisti. Di certo ci sarà bisogno di volti nuovi, probabilmente già dalla panchina e sarà ancora una volta indispensabile scegliere l’uomo giusto per provare la risalita. Anche la squadra andrà giocoforza cambiata, aldilà delle qualità e dei meriti o demeriti dei singoli.

Il resto è… noia avrebbe intonato Califano. Per noi, invece, e come le migliaia di tifosi che hanno il Vicenza nel cuore, é soltanto tristezza. Grande e cocente come la delusione!

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