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29 Marzo 2024
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Sandra Cecchini “maestra” di … valori

Indovina chi trovi in campo!

Già, perchè non succede proprio tutti i giorni di incrociare in occasione di un torneo giovanile una giocatrice che è stata n. 15 delle classifiche mondiali Wta.
E’ accaduto invece nella fase finale di Macroarea della Coppa delle Province, ospitata da Tennis Comunali Vicenza e il personaggio di cui stiamo parlando è Anna Maria Cecchini, da tutti però conosciuta come Sandra, bolognese, già vincitrice di 12 tornei Wta e nel 1985 approdata ai quarti di finale sulla terra rossa parigina del Roland Garros prima che arrivassero i fasti della Schiavone e dalla Errani.


Oggi gestisce un circolo a Cervia, il Ten Pinarella, e da quest’anno è stata la selezionatrice della rappresentativa di Forlì/Cesena.
“Me l’ha chiesto Alberto Casadei e ho accettato volentieri questa nuova esperienza – racconta – Del resto a me piace molto lavorare con i giovani, dai più piccolini fino a quelli che sono avviati all’agonistica”.

Da qui inizia una chiacchierata tra presente e passato che testimonia le qualità umane e professionali della persona e dell’allenatrice.

“A livello giovanile il tennis dovrebbe essere innanzi tutto un divertimento – sottolinea – però purtroppo al giorno d’oggi non è così. Io ho una visione un po’… all’antica: sono cresciuta credendo in valori quali l’educazione e il rispetto, che attualmente passano in secondo piano. Lo sport, al contrario, deve essere un insegnamento di vita”.
Il tutto dipende molto anche dal non oltrepassare il proprio ruolo: “Devo dire che in questi giorni i ragazzi sono stati bravissimi, ma non sempre è così. I genitori devono fare i genitori lasciando all’allenatore o al capitano la possibilità di lavorare senza interferenze”.

Sandra Cecchini ha impugnato la sua prima racchetta a dieci anni e da allora è stato grande amore

“Devo confessare che non mi rivedo nei giovani di oggi: i nostri erano sicuramente altri anni, avevamo meno cose a livello materiale, però avevamo il gusto di giocare e ci piaceva quello che facevamo. Adesso, invece, se un ragazzino vince due partite è già considerato un fenomeno e questo, ve lo assicuro, è deleterio per la sua crescita e formazione, soprattutto a livello caratteriale. Io cerco di dare delle linee guida ben precise a cui i miei allievi si devono adeguare. Non dimentichiamo che il tennis è uno sport molto difficile e alla fine sei da solo in campo contro il tuo avversario”.
– Qual è allora la ricetta vincente?
“Lo ripeto, i giovani tennisti devono divertirsi e, nello stesso tempo, impegnarsi al massimo a seconda delle differenti fasce d’età. La strada verso il professionismo è lunga e difficile e non concede sconti“.
– Ma dall’alto della sua esperienza conta di più per emergere il lavoro o il talento?
“Il lavoro alla fine è quello che ti premia: spesso arrivano in alto giocatori meno dotati, che però hanno grande volontà e spirito di sacrificio. Se poi hai dalla tua anche il talento allora hai fatto veramente bingo. Indispensabile, però, la voglia di impegnarsi sempre al massimo e di fare delle rinunce per raggiungere i risultati o, quanto, meno per provarci”.

Sandra Cecchini è una giocatrice che, dai dodici ai vent’anni, ha svolto tutto il percorso di crescita tennistica all’interno della Federazione allenandosi al Centro federale di Latina.

Logico, quindi, che non veda troppo di buon occhio la tendenza ad andare all’estero o a scegliere coach stranieri.
“In Italia ci sono maestri e tecnici bravissimi – prosegue – però c’è qualcosa che non torna o, forse, semplicemente si tratta soltanto di una moda”.
Lo sguardo poi si sposta sulle squadre azzurre: “Mentre a livello maschile stanno emergendo dei nuovi giocatori, tra cui Berrettini e Sonego solo per fare due nomi, per le donne siamo messi abbastanza male. Forse ci siamo cullati un po’ troppo sugli allori dopo i successi di Fed Cup e delle varie Schiavone, Errani, Pennetta e Vinci tanto che si è creato un gap importante che non sarà facile colmare in breve tempo”.

Sandra Cecchini, come già ricordato, di tornei Wta ne ha vinti ben dodici in carriera

“Per me sono stati tutti importanti – ricorda – anche se i quarti di finale al Roland Garros di Parigi rappresentano un traguardo che non potrò mai scordare. Ma questo ormai è passato: il presente è rappresentato dal mio circolo, il Ten Pinarella, e vi assicuro che mi piace ancora da morire stare in campo, lavorare con i ragazzi, cercare di trasmettere la mia esperienza e, soprattutto, i valori con cui sono cresciuta”.

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