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19 Marzo 2024
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Un’attesa infinita in una provincia di… dilettanti

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Speravamo che una settimana potesse bastare per dare la sveglia a chi dovrebbe salvare il Vicenza, ma evidentemente i nostri “eroi”, come quegli studenti che non hanno mai studiato e si ritrovano all’ultimo a dover ripassare tutto quanto il programma (la metafora ci sta, d’altra parte siamo in tempi di esami e di polemiche sui caproni), non sono riusciti a prepararsi in tempo, e siamo ancora – formalmente – allo stesso punto di sette giorni fa. Quindi, da parte nostra, con il solito lumicino acceso, attaccati a qualunque comunicazione pur di capirci qualcosa, a qualsiasi informazione che possa tenere viva la speranza che, in un modo o nell’altro, si troverà la maniera per salvare 115 anni di storia.

Siamo, insomma, nel mezzo della solita lunghissima
attesa, quella che non finisce mai, quella che per sfinimento, a un certo punto, ti esaspera così tanto che ti fa pure dire che sarebbe meglio dire basta, falliamo una volta per tutte, ripartiamo dalla serie D. Se non fosse che il rischio, in quest’ultimo caso – almeno noi la pensiamo così, una volta riacquisita la calma – sarebbe quello di precipitare in un baratro ancora più profondo e non riusciamo proprio ad augurarcelo.

Anche se qualcuno che questo baratro se lo meriterebbe c’è, e sono gli “eroi” di cui sopra, al quale non basterebbe alcuno tipo di esame per evitare la bocciatura. Sono quelli che hanno giocato – e continuano a farlo – sulle spalle del Vicenza, che rimanevano silenti mentre i debiti crescevano e in campo si infilavano figuracce, che lo ha fatto retrocedere, che lo hanno maltrattato in questa maniera e per giunta non riescono a trovare questi benedetti ultimi euro per chiudere i conti e non pensarci più. Loro la Serie D se la meriterebbero, eccome, perchè di fronte a tanta mancanza di professionalità non c’è altra alternativa che scendere nei dilettanti e sperare, da lì, di reimparare le basi di come si manda avanti una società di calcio. Qualcosa che, almeno di questo va dato atto, mica è mancata solo nell’ultimo anno, ma dai tempi – se non ricordiamo male – in cui gli inglesi erano visti come degli usurpatori, al grido di “Ridiamo il Vicenza ai vicentini” e tutti a parole si dimostravano dei supermanager ferratissimi sul mondo del pallone, riempendosi la bocca di parole come “progetto”, “settore giovanile” e via dicendo, pretendendo di essere più bravi, appunto, degli “stranieri” salvo poi finire come sappiamo.

Vogliamo ricordare questo passaggio
perché, se le cifre sono davvero quelle di cui si parla (200/300 mila euro), c’è anche qualcun’altro che meriterebbe di finire nei dilettanti e ci riferiamo di tutto il sistema imprenditoriale vicentino. Viviamo in una provincia che fattura miliardi e si vanta costantemente di essere un gradino sopra le altre, che vorrebbe autonomia e volete dirci che nessuna di quelle famose “eccellenze vicentine” è in grado di mettere a disposizione quella cifra? Il Lane non è solo un simbolo, ma qualcosa che dà, appunto, valore a tutto quanto il territorio. Non c’è proprio nessuno che, per una volta, sia in grado di comportarsi da professionista e capirlo?

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